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Lezione 4 - Come nasce una poesia


«Quando nasce la poesia, non sempre si sa quello che si dice».
Raymond Queneau


All’arrivo dei ragazzi in classe, avrete già preparato un mazzetto di striscioline di carta lunghe una ventina di centimetri e larghe un centimetro.

Distribuitene un po’ a ciascuno e spiegate il tema della lezione, ovvero:

Come nasce una poesia?

Spiegate che la caratteristica della poesia è che è qualcosa che arriva, che passa e che è bello riconoscere e raccogliere, fermarla come si farebbe con una fotografia o un’immagine.

Proponete ai ragazzi di scrivere su ognuno dei due lati delle striscioline. Cosa?
Spiegate che saranno loro a decidere cosa e che, per sapere cosa scrivere, bisogna lasciarsi un po’ andare, provare, sperimentare, prendere quello che viene.

Date loro 7 minuti di tempo e invitateli a concentrarsi sulle immagini o sulle parole che si formano nella loro mente, dopo che avranno dimenticato di essere in gruppo e, dunque, si saranno “isolati” dagli altri per restare con se stessi.

Non date altre indicazioni e lasciate che i ragazzi affrontino questo esercizio come vogliono.
Se c’è qualcuno che dichiara di non volerlo fare, permettetegli di rinunciare.

Al termine dei 7 minuti, battete le mani e chiedete di smettere di scrivere.

Quanto scritto dai ragazzi, non verrà letto immediatamente.

Spiegate che i testi devono “riposare” prima di essere offerti all’ascolto degli altri, devono “asciugarsi”, come fossero una pittura.

Chiedete ai ragazzi di raccontare come ognuno di loro si è sentito di fronte a questo esercizio e che cosa lo ha aiutato a cominciare a scrivere.

Prendete nota di quanto i ragazzi raccontano e dite “bravo” a tutti. Il perché è facile da spiegare: ognuno di loro ha trovato un modo differente per iniziare una poesia.

Rassicurateli: la prossima volta, scrivere una poesia gli risulterà molto più semplice, perché non avranno paura della pagina bianca.

Per consolidare questo concetto, distribuite ai ragazzi questo foglio con i “consigli per non aver paura della pagina bianca”. Leggete insieme a loro:


Consigli per non aver paura della pagina bianca

a) Piega la pagina in due: così crei un movimento, il foglio piatto diventa due ali che battono, il tetto di una casa, un libro aperto, un campo attraversato da un ruscello...  Mille immagini si agitano già nella tua mente.

b) Chiediti in quale verso scrivere: puoi appoggiare la penna a metà della pagina e scrivere in tutte le direzioni partendo da quel punto; puoi scrivere lungo il bordo, o partendo dal basso del foglio; puoi scrivere a zigzag, in cerchio, in lungo e in largo e di traverso...

c) Scarabocchia: dei punti, dei cerchi, delle onde, dei tratteggi, lascia agire la tua mano e non dimenticare che lei ha il ricordo delle migliaia di parole che ha scritto. A poco a poco, se tu ti fidi di lei, farà nascere una parola.

d) Ascolta le conversazioni attorno a te, o magari accendi la radio. Acchiappa al volo qualche parola, se non addirittura una frase. Scrivila in fretta in mezzo al foglio. Sarà l’isola verso cui navigare, l’isola da attraversare e poi abbandonare.

e) Guarda attorno a te: vedi un albero che si piega al vento. Scrivi: “Un albero che si piega al vento”. E di questo albero fai una foresta, un fuoco di San Giovanni, la prua di un veliero in partenza, lo stuzzicadenti di un gigante.

f) Traccia due diagonali con un pennarello grosso. Il tuo foglio ora è diviso in quattro rettangoli diversi. Quattro spazi da riempire usando l’energia liberata.

g) Ancora niente? Stropiccia quella maledetta pagina, fanne una palla, lanciala lontano, poi riaprila, lisciala col palmo della mano. Sgualcita, spiegazzata, mossa, ora ha tante cose da raccontare.

h) ...

i) I tre puntini di sospensione qui sopra stanno lì per incitarti a immaginare altre soluzioni anti pagina bianca: anche questo è un buon modo per sporcare il foglio!*



Mettete a disposizione dei ragazzi, un po’ di fogli bianchi e invitateli a seguire uno dei consigli su come iniziare un testo. Quando avranno finito di scrivere, metteranno - in silenzio - il testo sul tavolo.


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*Bernard Friot, Consigli per non aver paura della pagina bianca, inedito.